(Da “Un po’ più lontano” di Massimo Cassani – Laurana Editore) – Quel giorno, il giorno della mostra, Iaia e io tornammo a casa a piedi. Percorremmo tutto corso Venezia e poi un pezzo di corso Buenos Aires dove si concentravano i superstiti del Ferragosto alla ricerca di un negozio aperto.
Ogni tanto si sentiva un tuono lontano che precedeva il lampo di una saetta fluorescente. A ogni fermata della metropolitana ci lanciavamo uno sguardo di intesa, divertito, e andavamo avanti. Parlammo pochissimo. Per me era naturale. Meno naturale stare così, in silenzio, insieme a un’altra persona e non provare neppure un’ombra di imbarazzo. Il cielo era carico di nubi, l’aria fresca, c’era un clima un po’ nordico, la luce azzurrata. Cominciò a piovere solo quando ormai eravamo davanti al portone.
Per fortuna, perché nessuno dei due aveva l’ombrello.